1a - scuola secondaria di I° grado "U.Saba" - Milano 5 ottobre 2006

Ci incotriamo davanti alla cascina e ci dirigiamo subito dove svolgeremo la nostra attività, cioè esattamente da dove siete venuti...in marcia!

Voi siete con me, Alessandra.

La nostra prima tappa sono i laghetti vecchi del Parco.

Prima di tutto ci presentiamo: quasi tutti sono già stati qui al Parco Nord, molti con la scuola, e si ricordano come è nato il Parco.

Vi ricordate che i laghetti hanno sul fondo argilla per trattenere l'acqua, che le piante sono state messe dall'uomo, che gli animali che sono arrivati da soli e quelli portati dall'uomo.

Ci avviciniamo per osservare meglio lo stagno, dividendoci in tre gruppi di osservazione.

Spaventate dall'altra classe, alcune gallinelle d'acqua vengono verso di noi. I riflessi e i colori sull'acqua sono bellissimi.

Nell'acqua non ci sono tartarughe, forse già in letargo? ma in trasparenza si vedono pesci, che ipotizzate d'inverno si riparino sul fondo dello stagno, qua e là qualche insetto.

Passiamo sopra il canale che alimenta lo stagno, e proviamo ad aggirarlo, tentando l'avventura di entrare nel folto degli alberi che lo circondano, e sbucando dall'altra parte, all'ombra.

Osserviamo che gli alberi hanno le radici nell'acqua: devono essere capaci di resistere alla terra molto umida.

Vediamo quattro germani, due maschi e due femmine, dal colore più mimetico.

Ancora più in là un buco, quasi la fine dello stagno: in effetti è da qui che l'acqua in eccesso esce, così non si allaga mai: è uno stagno con il livello d'acqua più o meno in equilibrio, cosa che in natura non avviene.

Usciti dal boschetto intorno allo stagno, ogni gruppo espone le caratteristiche dello stagno che ritiene importanti e le osservazioni fatte.

Quello che emerge e che vi ha colpito è:

- che lo stagno è sempre pieno d'acqua, a un livello costante

- che ci sono alberi in grado di sooportare che le sue radici siano immerse in acqua

- che le femmine di germano sono del colore dei canneti perchè così mentre covano nascondono il nido dai predatori

Dopo una veloce merenda, scaliamo la montagnetta.

Una lapide ci indica che qui si ricordano i caduti della seconda guerra mondiale.

La montagnetta è anch'essa frutto del lavoro umano. Qui sotto ci sono tutti gli scarti delle lavorazioni degli alto forni della Breda: ricoperti da terra e con le giuste piantumazioni, oggi la montagnetta sembra tutto fuorché una montagna di scarti.

E' anche il luogo più alto del Parco, e da qui si può ammirare un bellissimo panorama, dalle Grigne al Monte Rosa.

Vi sfido a trovare, lungo un sentierino in discesa dove l'erba non c'è, i resti di ferro fuso scarto delle lavorazioni degli altiforni: sono neri, alcuni un po' a bolle, simili alla pietra pomice, che si forma dal magma dei vulcani. Il concetto è lo stesso, metallo fuso ad altissime temperature.

La ricerca inizia!

Il trucco sta nel non avere fretta, e nel abbassarsi a cercare!

Alla fine tutti hanno almeno un piccolo reperto che sembra valere come un tesoro!

E' arrivato il momento di salutarci, e di correre verso il gioco organizzato sul pratone: arrivederci!