COS' E' L' EFFETTO SERRA?

E' un fenomeno climatico di riscaldamento degli strati inferiori dell’atmosfera terrestre, causato dall’assorbimento da parte di alcuni gas della radiazione infrarossa emessa dalla Terra. L’effetto serra riveste una importanza fondamentale per gli organismi viventi, perché limita la dispersione del calore e determina il mantenimento di una temperatura costante del pianeta. Tuttavia, l’immissione in atmosfera di elevate quantità di anidride carbonica (CO2) e altri gas, dovuta alle attività industriali, ha potenziato l’effetto serra naturale e sta determinando un anomalo aumento della temperatura, fenomeno noto come riscaldamento globale.

 

 

 

 

EFFETTO SERRA NATURALE

La radiazione solare diretta sulla Terra è caratterizzata da onde corte, comprese nella fascia del visibile e dell’ultravioletto; dopo avere colpito la superficie del pianeta, viene in parte riflessa sotto forma di radiazione infrarossa a onda lunga, che corrisponde al calore disperso dalla Terra. Alcuni gas presenti in atmosfera si lasciano attraversare dalla radiazione solare incidente, mentre assorbono la radiazione infrarossa; in altri termini, il calore disperso dal pianeta viene in parte intrappolato nell’atmosfera, determinandone il progressivo riscaldamento. Grazie all’effetto serra, la temperatura media della Terra si mantiene intorno a 15°C. I gas coinvolti in questo fenomeno sono detti genericamente gas serra e comprendono l’anidride carbonica (che da sola contribuisce al 70% dell’effetto serra), il metano, il vapore acqueo, l'ossido di azoto, l’ ozono e i clorofluorocarburi (CFC, correlati anche con il fenomeno del buco nell’ozono).

 

 

 

 

 

IL BUCO NELL’OZONO

Negli anni Settanta, alcuni ricercatori rilevarono che il naturale assottigliamento stagionale dello strato di ozono che periodicamente si osserva al di sopra del continente antartico nei mesi di settembre e ottobre (la cosiddetta “primavera australe”) stava assumendo dimensioni allarmanti. Tale assottigliamento, comunemente noto come “buco nell'ozono”, è un fenomeno naturale di origine ancora non chiara, che può perdurare anche per parecchi mesi; tuttavia, nel 1985, i rilevamenti compiuti dalla stazione scientifica inglese Antarctica Survey evidenziarono una diminuzione del 65% della concentrazione dell'ozono. L'estensione e la durata di tale fenomeno stanno assumendo dimensioni sempre più ampie, come hanno confermato i rilevamenti eseguiti con palloni aerostatici e satelliti meteorologici; la concentrazione complessiva dell'ozono nell'ozonosfera è in costante diminuzione e non solo al di sopra del continente antartico, ma anche in corrispondenza delle regioni artiche.

Quali responsabili dell’alterazione della molecola dell’ozono sono stati ritenuti i clorofluorocarburi o CFC (ampiamente impiegati come propellenti nelle bombolette spray, come fluidi refrigeranti nei frigoriferi e come agenti schiumogeni); tali composti sono in grado di raggiungere l'ozonosfera e di decomporre le molecole di ozono. Sotto l'azione dei raggi ultravioletti, infatti, le molecole dei CFC si decompongono in atomi di cloro e in altri derivati clorurati, che, a loro volta, reagiscono con l'ozono e lo convertono in ossigeno biatomico, liberando monossido di cloro che va a degradare altre molecole di ozono. Questa scoperta ha provocato una decisa reazione da parte della comunità scientifica internazionale.

 

 

 

QUALI SONO LE CAUSE DEL RISCALDAMENTO GLOBALE?

Dalla rivoluzione industriale, l’incremento nell’uso di combustibili fossili ha causato un aumento del 30% della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, che ha raggiunto 358 ppm (parti per milione). Tale condizione si è aggravata a causa della progressiva distruzione delle foreste (deforestazione) che, eliminando le piante, ne annulla l’azione fotosintetica di riciclaggio della CO2; in questo modo, nell’atmosfera si accentua lo squilibrio tra immissione e fuoriuscita di anidride carbonica. Nel corso della seconda metà del XX secolo, si è registrato anche l’incremento di altri gas serra; in particolare, del metano, derivante da allevamenti di ruminanti, dalle risaie e dalle attività industriali, che è aumentato del 145%. L’aumento dei gas serra ha determinato dal 1860 un riscaldamento globale della Terra di 0,3-0,6°C, fenomeno che si è verificato soprattutto dopo il 1970. L’attuale tendenza sembra verso un ulteriore incremento della temperatura, che entro i prossimi 100 anni potrebbe ulteriormente crescere da 1,5 a 4°C.

 

 

 

QUALI SONO GLI EFFETTI DEL RISCALDAMENTO GLOBALE?

Il riscaldamento globale avrebbe gravi conseguenze per tutti gli ecosistemi; in particolare, potrebbe causare lo scioglimento delle calotte polari e comportare un netto innalzamento del livello medio marino. Il riscaldamento del globo porterebbe all’aumento della temperatura delle acque marine, specialmente vicino alla superficie, modificando le correnti oceaniche, il moto ondoso e la salinità; la geografia degli ecosistemi marini subirebbe profondi cambiamenti. In Italia, entro il 2050, potrebbe verificarsi un aumento del livello del mare di 25-30 centimetri, con un rischio di inondazione di migliaia di chilometri quadrati di aree costiere e pianure. Il ciclo idrologico sarebbe più veloce perché le temperature più elevate aumenterebbero l'evaporazione, incrementando le piogge; queste risulterebbero più copiose nelle regioni costiere, mentre nelle regioni più interne, specialmente ai tropici, le piogge diminuirebbero. L'aumento di temperatura porterebbe allo scioglimento dei ghiacci e del permafrost e ridurrebbe la copertura nevosa invernale in vaste aree del pianeta. L’impatto sullo scioglimento stagionale delle nevi e sulla portata dei fiumi avrebbe conseguenze tali da danneggiare numerose attività umane, dall'agricoltura alla produzione di energia idroelettrica. Le praterie africane verrebbero ancor più colpite dalla siccità, con una accelerazione della desertificazione. Per quanto riguarda la produzione agricola, le variazioni regionali dei mutamenti climatici potrebbero produrre variazioni locali nei raccolti che risulterebbero più a rischio nelle aree tropicali e subtropicali. Per quanto riguarda i vegetali, sensibili ai cambiamenti climatici, un aumento di 1°C sarebbe sufficiente a eliminare molte specie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUALI SONO I PROVVEDIMENTI?

Nel 1995 le Nazioni Unite istituirono una commissione scientifica, chiamata IPCC incaricata di valutare le cause e i probabili effetti del riscaldamento globale. Nel 2000 tale commissione ha pubblicato il Second Assesment Report (SAR), in cui confluiscono le ricerche di oltre duemila scienziati; attraverso questo documento, fondamentale per la conoscenza dell’effetto serra, si afferma che “i futuri cambiamenti climatici saranno dominati dall’influenza dell’uomo, a meno che la composizione dell’atmosfera non venga stabilizzata”. In altri termini, la IPCC ha effettivamente riconosciuto l’origine antropica del riscaldamento globale.

Il protocollo di Kyoto del 1997, scaturito dalla conferenza internazionale di oltre 150 paesi tenutasi in Giappone nell’omonima città, costituisce un caposaldo nel riconoscimento della necessità di ridurre le emissioni inquinanti. L’accordo ha stabilito obiettivi precisi, diversi a seconda del grado di industrializzazione e dell’entità delle emissioni delle diverse nazioni.

In realtà, le decisioni del protocollo di Kyoto non sono state ancora ratificate ed è molto difficile stipulare accordi globali risolutivi del problema.