Farnia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mitologia

nome latino Quercus robur
famiglia Fagacee
chioma globosa irregolare, molto ampia.
tronco

robusto e ramoso, ramuli glabri.

corteccia grigia, solcata, a brevi placche sottili.
foglie semplici, obovate, lobate, con piccolo brevissimo e glabro, lunghe circa 10 cm..; inserzione alterna.
fiori

pianta monoica. Infiorescenze maschili: amenti penduli di 2-4- cm., con stami gialli;
fiori femminili: solitari, su un lungo peduncolo, semplici, bruni, sferici, con stimma rosso. Fioritura: da aprile a maggio.

frutti ghiande ovali allungate di 1,5-4 cm., portate da un lungo peduncolo. Cupola con squame tomentose.
Glossario

E' un albero molto longevo (vive anche 500 anni) molto simile al rovere (quercus petrea). Vive in tutta l'Europa, dalla pianura a 1000 metri. La farnia predilige i terreni freschi, fertili, non basici. Si differenzia dalla rovere per i peduncoli foliari brevissimi e per i fiori femminili che, al contrario della rovere, sono peduncolati.
Le farnie sono alberi maestosi tradizionalmente considerati simbolo di forza. Il nome Quercus deriva da una parola celtica che vuol dire "bell'albero". Inoltre Robur, in latino, significa "forza", e proprio per questa sua qualità, la clava di Ercole (tradizionale simbolo di forza e longevità), era ricavata nel legno di Quercia. I Greci la consideravano il primo albero apparso sulla terra per mano di Zeus: solo un fulmine scagliato dal Dio avrebbe potuto abbatterlo, poichè data la resistenza del suo legno, l'uomo non riusciva a tagliarlo con gli strumenti che aveva.
Attraverso quest' albero, nel bosco sacro, Zeus comunicava con gli uomini. Anche i popoli celtici attribuivano alla Quercia poteri magici e celebravano i loro riti sacri nei boschi di Farnie. Secondo Plinio il vecchio, il nome stesso dei sacerdoti celti deriverebbe da "Drus", nome con il quale i Greci chiamavano queste piante.
La Farnia ha trovato impiego anche nel settore alimentare: le ghiande, seccate e torrefatte, sono state usate in passato come surrogato molto amaro del caffè, e in tempi di carestia dalle ghiande si produceva anche una farina commestibile. La corteccia polverizzata venive utilizzata invece per conciare le pelli.