il  meraviglioso mondo delle api

L’ utilità  di  questi  insetti  è  talmente  grande  che  si  potrebbe  anche  passar sopra  al   male  che  fanno  quando  pungono…, e  lo fanno  solo  per  difesa

Se  sono  in  pericolo ,e  poi ,poverini ,muoiono , perché  la  parte  terminale  del loro  intestino  è  attaccata  al  pungiglione  che  viene  strappato  pungendo.
Partiamo  alla  parte  più  esterna  di  queste  utilità  , che  l’ ape  compie    tra i fiori  dei  prati  : l'impollinazione  che  permette  la  fertilità  dei  semi  e quindi  il  perpetuarsi  della  specie. Dopo  aver succhiato  il  nettare  dei  fiori , l’ ape  lo  immagazzina  in   una  speciale    sacca   argentea   del   torace , chiamata   ingluvie , dentro   la   quale  l’ ape lo  elabora  e  lo  trasforma in  miele. Ma  dal  prato la  nostra  bottigliatrice  si  porta  anche  il  polline dei  fiori .
Come ? Sulle  due zampe  posteriori  ci  sono  tanti  peli  ricurvi che  formano  una  specie  di  cestello  che  l’ ape  riempie  pettinandosi  il  polline   che  si  posa   sul  suo  corpo  ,  e  lo  pressa   formando  palline  gialle  attorno  alle  zampine  .
Così  caricata  , la bottinatrice  ritorna  , seguendo  una  strada  ben  precisa usata  da  tutte  le  altre , all’alveare  che  può  trovarsi  dentro  al  cavo  di un  albero , nella  breccia  di  un  vecchio  muro , oppure  in  una  casetta chiamata  arnia , costruita  dall’ uomo  per  dare  alle api  una  confortevole dimora , ma  soprattutto  per  avere  la  funzionalità  specifica  di  poter  estrarre  senza  fatica  i  telai  contenenti  le  cellette  di  cera  piene  di  miele.
In  questo  l’ uomo  può  sfruttare  il  lavoro  delle  api  raccogliendo miele  e  cera  , ma  , nello  stesso  tempo , rispetta  l’ ape  regina   e   il   seguito  di uova , pupe  e  lavoratrici  varie.
La  parte  dove  le  bottinatrici  sono  indotte  a  stivare  il  miele si  chiama  "melario", ma  mentre  loro  lo  immagazzinano  per  il  nutrimento della  comunità  interna  e  per  l ‘ inverno,  l  ‘ apicultore  lo toglie  e  loro  sono costrette  a  stivarne  ancora  su  telai  nuovi ,  predisposti  .

C'è  un ‘altra  serie di  telai , chiamati  nido  o  camera  di  covata , ben  distinta dalla  parte  di  stivaggio, dove  l’ ape  regina  depone  le  uova  in  cellette  di   cera , che  hanno  sul  fondo  come  un  cuscinetto  morbido  dove  le larve  nascono e  crescono  in  mezzo  a  nutrimento  predisposto , amorevolmente  accudite  dalle  operaie  più  giovani  :  le  nutrici  .
Queste  forniscono  alle  larve  diversi tipi  di nutrimento  ,come  una  dieta  speciale che  farà  diventare  le  piccole  larve  o   semplici  operaie  che  nutriranno  con miele e   polline ,  o  nuove  regine  che  avranno  come  desinare  la  pappa reale  (miele   elaborato  in  sacche  particolari  che  si  trovano  ai  lati  del  capo  delle  nutrici , che secernano questa  sostanza ). Oppure , queste  sono  poche , vengono  nutrite  di solo  polline  e  diventano  fuchi  , i  maschi  dell’ alveare, che  hanno l'unico  compito  di  fare  il  volo  nunziale  con  la  regina  e  fecondarla  ;  e  che  poi  verranno  abbandonati  al  loro  destino  e  cacciati  fuori  dall ‘ alveare  .

Le  cellette  dei   fuchi  sono  le  piu    grosse  , come   quelle   destinate  alle  regine, ma  sono  anche  molto  poche   e  le  uniche  che  interrompono  la  meravigliosa  costruzione  delle  cellettte  di  cera, tutte  uguali  e  perfettamente  esagonali.

La  cera  viene prodotta  da api mature  che, elaborando il  miele,  emettono dai lati  del  loro  addome  delle  scagliette  bianche, la cera  vergine , che verrà  unita impastata  sagomata  e  usata  per costruire  gli  interni del  alveare : i favi ,dove verrà depositato il miele ,il polline ,la pappa reale e un prodotto speciale e prezioso: le propoli ,che le più anziane fra le bottinatrici producono succhiando la prima linfa delle gemme degli alberi in primavera .
Queste propoli vengono messe in cellette nei pressi dell’entrata dell’alveare , perché sono una specie di sostanza vischiosa e…,si può dire proprio così, antibiotica .
Di questa sostanza disinfettante è spalmato internamente tutto l’alveare per evitare infezioni e parassiti ,e se qualche altro insetto ( per esempio una vespa ) entra nell’alveare ,le gueriere , che sono le api preposte alla protezione della regina, prima uccidono l’intruso ,ma dopo ,non potendolo buttar fuori , per evitare che marcisca e che infetti l’alveare ,lo rivestono con questo liquido vischioso e in fine lo ricoprono di cera.
L’apicultore che scoperto da non molto tempo  l’utilità di questo prodotto ora sa che può usarlo come vero e proprio medicinale, naturale antibiotico, per curare i mali da raffreddamento.
E anche per questo dobbiamo ringraziare le api.

Ma ritorniamo alle nostre cellette di cera. Quelle con le larve non vengono chiuse, ma quelle contenentiil miele, il polline e la pappa reale, dopo essere state spalmate in superfice con una specie di conservante tolto dalle ghiandole del pungiglione, vengono tappate con degli eleganti coperchietti di cera a base esangonale e a forma di bassa piramide ,che,a  vederli tutti allineati ,  formano come  un ricamo perfetto e piacevole senza stacchi inutili.
Abbiamo così scoperto, in un solo alveare, una gerarchia particolare nella società delle api, ma il cuore dell’alveare è uno solo: la regina.
Questa depone circa mille uova al giorno che si trasformeranno nei vari elementi della comunità; ma la maggior parte diverranno api operaie, addette ai vari compiti, secondo la loro anzianità: nutrici, costruttrici, soldati( che hanno anche il compito, oltre che di difesa, di ventilare con il loro battito d’ali l’alveare quando fa troppo caldo e c’è pericolo di fusione della cera ); ingegneri, dame di compagnia della regina, cercatrici e bottinatrici, le più anziane ed esperte .
Le dame di compagnia della regina la tengono sempre circondata dalle loro attenzioni, la nutrono e la difendono.
Praticamente tutto ruota attorno a Sua Maestà, perché tutte le azioni dei vari individui, nati dalle sue uova,vengono fatte per darle una confortevole corte.Esono fedeli a lei fino alla morte.
Quando nell’alveare nasce una nuova regina che è più forte di quella che l’ha generata, dopo un breve combattimento a suon di fischi e botte di pungiglione, la perdente, di solito la più vecchia, se ne va a cercare un altro posto per formare un nuovo alveare, e tutta la sua vecchia corte la segue, finchè non si sarà trovato un posto adatto ad un nuovo alveare.
Quando la regina si ferma, tutti si ammassano attorno a lei formando un vero e proprio enorme grappolo di individui; e quando infine si trova il sito c’è un frenetico lavoro: prima si pulisce il luogo e lo si disinfetta con le propoli, poi si costruiscono le cellette di cera pronte per ricevere le uova della regina, il miele e il polline che le preposte si sono portate dietro, e la vita dell’alveare ricomincia.
Se la regina muore, si nutre una larva di non più di tre giorni di vita, in modo da far crescere una nuova regina, ma se non ci sono individui così giovani, l’alveare è destinato a scomparire: moriranno tutti perché non c’è riproduzione di individui. Intanto, negli alveari integri, l’attività continua frenetica: le cercatrici vanno alla ricerca di posti colmi di fiori maturi, ritornano all’alveare e fanno una danza particolare che eseguono formando un disegno a forma di otto secondo le specifiche cordinate in linea con il sole.Le bottinatrici partono e seguono tutte la stessa rotta,come una autostrada aerea che porterà al luogo indicato dalla danza delle cercatrici.
Quella precisa rotta verrà seguita finchè le lunghe lingue succhianti delle api non avranno raccolto tutto il nettere dai fiori. Frattanto, all’interno dell’ alveare, in luoghi disinfettati le api ingegneri costruiscono perfette cellette esagonali con la cera prodotta dalle api muratori.La nuova ape regina deporrà le sue uova dalle quali nasceranno nuove larve, che verranno nutrite secondo il fabbisogno di individui.
Le larve mature si imbozzolerannodentro un gomitolo di seta gialla prodotta da loro, all’interno della celletta, e, dopo pochi giorni, usciranno come insetti perfetti pronti per la loro mansione.
Le api operaie, nel periodo di maggior lavoro, hanno una vita massima di sei settimane; quelle nate in autunno vanno in letargo e ritorneranno in attività a primavera.
Le regine hanno una vita che varia dai tre ai cinque anni. Ogni volta che nascono nuove regine nell’alveare, combatteranno con la regina esistente, e la perdente sciamerà (cioè volera via ) con tutto il suo seguito, e questo cinque o sei volte all’anno.