Il sambuco era ben noto agli uomini della preistoria,
le nocciole costituivano per loro una risorsa utilissima.
I greci e i romani dicevano che le nocciole procuravano il mal di testa,
gonfiezza dello stomaco e appesantimento.
In Grecia le chiamavano "noce del ponto".
I romani le chiamavano abellana, dal nome della cittadina Abella,
divenuta poi Avellino, da qui il termine francese avelines, Avellane
che significa nocciolo di grosse dimensioni.
Il nome latino è Corylus, perchè la nocciola
ha la forma di un elmo.
Corus in greco.
Presso i celti si chiamava Coll; il corilo era l'albero del nono mese
dell'anno, dal 5 agosto al 1' settembre.
Per i celti la nocciola era il simbolo della saggezza interiore: si
diceva che mangiare nocciole procurasse la conoscenza delle arti e delle
scienze segrete.
Uno dei re d'Irlanda di nome Mac Coll o Mac Cuil, significava "figlio
del nocciolo" a causa dei poteri straordinari del nocciolo. I druidi
e i barbi usavano tavolette divinatorie di nocciolo. ma sopratutto,
il rametto biforcuto del nocciolo veniva usato dai rabdomanti, per scoprire
l'acqua, i minerali e i tesori nascosti. Dava a chi lo possedeva la
facoltà di diventare invisibile.