L'olmo proviene dal latino ulmus. i
greci lo chiamavano pletea.
Pare che dalla radice europea arcaica provenga il nome della prima donna
della mitologia germanica, Embla, mentre il primo uomo si chiamava Askr,
parola che designa il frassino cosmico.
Embla, l'olmo sarebbe quindi anche un albero sacro,
ma al femminile, materno.
Nell'antichità venivano usate in medicina le
foglie, i ramoscelli e la corteccia perchè possedevano proprietà
cicatrizzanti.
Ma, per i greci e per i romani, l'olmo era sopratutto l'albero di Omeros,
figlio della notte e dio dei sogni, o di Morfeo, letteralmente "colui
che riproduce le forme", dio del sonno e delle chimere, figlio
di Hypnos, il sonno a sua volta fratello di Thamatos, il trapasso.
Morte, sonno e sogni erano quindi strettamente legati e l'olmo, pare,
era il loro albero.
Per questo motivo aveva il potere oracolare, come il miracolo riportato
da Plinio verificatosi a Niceria nel 105 a.c.
Tale miracolo avvenne durante la guerra tra i romani e i cimbri che
minacciavano di invadere l'Italia. Da quattro anni i cimbri erano inarrestabili,
tutti gli eserciti mandati dai romani venivano sconfitti e proprio nel
105 a.C. uno di questi era stato annientato. Ora, "nel bosco sacro
di Giunone a Niceria, un olmo svettato perchè pendeva sull'altare
si raddrizzò da solo e subito fiorì; da allora la maestà
del popolo romano, prima distrutto, si risollevò".
Probabilmente furono questi antecedenti a considerare
l'olmo un "albero di giustizia", specialmente nella Francia
meridionale.
Dal 1925, e a ondate successive, gli olmi comuni sono
stati decimati da una grave epidemia, causata da un fungo microscopico,
trasportato da un piccolo coleottero. Questa malattia ottura i vasi
dell'albero, facendolo seccare e poi morire. La cura è costosa
e di esito incerto, per cui sono morti così milioni di esemplari
nel nord America e nell'Europa.