Il Platano - la mitologia

Il Platano proviene dall'Asia occidentale, dove cresce in montagna e scende in pianura seguendo il letto dei fiumi.

Coltivato dall'uomo fin dall'antichità per la sua longevità a poco a poco si diffuse in tutta l'Europa.

I greci, pur non essendo il platano un albero indigeno lo coltivarono moltissimo per la sua grande ombra.
I romani introdussero il platano della Grecia in Italia nell'anno di Roma 364 (309 a.C.), e contribuirono a diffonderlo nel resto dell'Europa.

Il platano orientale (30 mt di altezza - Platano orientalis L.), venuto dalla Turchia, raggiunse le isole britanniche solo nel 1561, ma nel 1636 il Platanus occidentalis L., importato dall'America del nord, venne a fargli concorrenza. Quest' ultimo molto più alto del primo di circa 20 metri è anche più massiccio. Dal 1663 queste due specie si incrociarono spontaneamente nell'orto botanico di Oxford, dando alla luce un ibrido fertile, il platano comune (Platanus x acerifolia Willid) più resistente all'inquinamento delle città e alle ripetute potature.

Platano viene dal greco platanos derivato da platus (largo e piatto), che ricorda la parte piatta della mano, il palmo.

Il platano orientale è sacro nella provincia della Lidia (Asia Minore). Pizio nipote del leggendario Creso offri a Dario re di Persia un platano d'oro. Serse, figlio di Dario, nel 480 a.C. durante la spedizione contro la Grecia, passò per la Lidia dove trovò "un platano così bello che lo adornò con oro e lo fece sorvegliare giorno e notte da uno dei suoi immortali guardiani del corpo reale".
A Creta era venerato come appartenente alla grande dea ( La Madre terra).
I 5 lobi della foglia che rappresentavano le cinque dita della mano aperta rappresentavano un gesto di benedizione della dea, che si ritrova spesso nelle statuette cretesi.
Nel Peloponneso era dedicato a Elena, semidea, figlia di Zeus e di Leda, moglie di Menelao re di Lacedomane. Menelao prima di partire per la guerra di Troia piantò un platano presso la fonte sacra di Castalia. Mentre Agamennone offriva un sacrificio propiziatorio agli dei, "un serpente azzurro, col dorso coperto di macchie rosso sangue, spuntò da dietro l'altare e si diresse su un bel platano li vicino, strisciò verso l'alto e ingoiò in un attimo otto piccoli uccellini e la loro madre che si trovavano nel nido. Zeus adirato mutò il serpente in pietra". L'indovino calcante interpretò così l'accaduto: nove anni dovevano trascorrere prima che Troia venisse presa, ma dal decimo anno avrebbe capitolato.
Il platano come il serpente cambia pelle ogni anno. Che il platano ricorre più volte nella guerra di Troia è confermato dall'episodio del suicidio di Elena, che si impiccò ad un platano nell'isola di Rodi.

All'epoca di Pausania (secolo II d.C.) si mostravano ancora i due platani di Cafie e dei Delfi datati più di mille anni. Ad Atene scrittori, filosofi e artisti, discutevano sotto i platani. Nel 1° secolo d.C. un platano di Licia avrebbe ospitato all'interno del suo tronco cavo un pranzo con 18 coperti; i commensali invitati dal console M. Licinio Crasso Muciano, "stavano adagiati su giacigli di foglie dell'albero stesso". Caligola volle fare la stessa cosa in Italia a Velitre (Velletri); fece montare una tenda su un platano per 15 commensali e i rami dell'albero fungevano da sedili.

Il platano più famoso è quello della città di Cos , nell'isola omonima, al largo della costa turca. I suoi rami sorretti da antiche colonne coprono la piazza; il tronco è largo 14 metri. Alla sua ombra Ippocrate 2500 anni fa, riceveva pazienti.