le storie del Parco Nord

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GIUANIN DE LA FALK

(Il bosco ritrovato)

Scritto da Marino Bignami (un alunno un po' datato, oramai un nostro assiduo collaboratore).

Quando se ne era andato, non avrebbe mai pensato di rimpiangere lo squallore di quei campi incolti immersi nella nebbia o la strada polverosa piena di buche con le rotaie del tram che se non stavi attento ti rompevi l'osso del collo .

Quante volte lui e la Maria (allora la sua morosa) avevano pedalato chini e accaldati per arrivare al lavoro, guardando i campi incolti che allora avevano solo qualche gelso mezzo cariato. Lei operaia alla Pirelli, Giovanni turnista alla Falk, ma il lavoro era poco e c'era il rischio di licenziamento.

Fino al giorno in cui si erano decisi ad andarsene, ad abbandonare quel poco che la guerra aveva lasciato a tutti e due.
Cosa avevano da perdere? La ripresa, il boom economico erano ancora miraggi e allora si erano detti "Andiamo in un posto dove non ci siano macerie e miseria, dove far crescere i figli che verranno con la speranza di un futuro diverso, in un ambiente pulito, sereno".

Avevano scelto il Canada anche perchè Giovanni aveva letto che era pieno di verde, di foreste, di natura incontaminata e certo le cose non erano andate male. Maria si era adattata con più facilità alla nuova vita e aveva imparato presto a esprimersi e comunicare.

Giovanni aveva trovato subito lavoro come boscaiolo perchè era sano e robusto ed inizialmente era contentissimo di lavorare immerso nel verde. Col tempo però il lavoro cominciò a pesargli, non sopportava di vedere cadere quegli alberi che tanto amava. Lo schianto poderoso di quei giganti verdi gli ricordava le bombe e lo faceva star male

Si fece trasferire in segheria ma anche dopo anni di lavoro, per ogni albero segato, provava una fitta al cuore nel vedere martoriare i "suoi" alberi, pensava che ogni albero era un piccolo mondo che moriva.
Finalmente andò a lavorare in fabbrica, una fabbrica che assomigliava alla "sua" Falk e si mise in pace, il lavoro era duro, ma dava benessere.

Prese abitudine alle vacanze in tenda per tornare fra gli alberi che tanto amava, i laghi, le foreste, la neve...tanta neve da sembrare che non dovesse scomparire mai e non togliere mai quel sottile brivido al cuore che era fatto di nostalgia per stagioni e luoghi mai dimenticati. Anche quando andò in pensione, non abbandonò il verde delle foreste ma a poco a poco aveva cominciato a pensare al paese e quasi con pudore ne aveva parlato alla moglie, scoprendo che tutti e due avevano taciuto sentimenti comuni nel timore di turbare l'uno la serenità dell'altro. "Senti, figli non ne sono arrivati, qui non lasciamo nessuno. Almeno parleremo il nostro dialetto"

Questo racconta Giovanni ai compagni del parco dove è bello darsi appuntamento con chi è rimasto e ha visto Cinisello cambiare e trasformare quei campi incolti che costeggiava pedalando in bosco, prati, viali.
Ecco Giovanni ha trovato proprio questo a Cinisello: i "suoi" alberi" che tanto amava in Canadà e tanti altri " ma a casa sua" e che sono lì solo per dare gioia..

E li guarda mentre passeggia e gli danno emozioni che si rinnovano ad ogni stagione. E racconta che qui, proprio qui si vedevano gli Hangar della Breda , che qui dove c'e il laghetto passavano i camion che scaricavano le scorie.

Racconta insomma il paese come lo ricorda a chi viene da altre regioni e prova la stessa nostalgia di Giovanni e Maria e non ha vergogna a dirlo. Così da amici, fra un torneo di bocce e una partita a scopa.