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La narrazione - Il Brughillo nel taschino

Non so voi ma io ci penso spesso…soprattutto in inverno e soprattutto se piove, soprattutto se le cose intorno mi vanno un po’ storte e soprattutto quando ho voglia di fare le valigie e partire.
Ci penso e mi convinco sempre più che qualcuno, da qualche parte, lo possa fare davvero, sul serio, e magari anche per lavoro e magari da migliaia di anni e magari all’insaputa di tutti, tranne di me è ovvio…
... Un giorno mentre ripulivo l’armadio del solaio dei nonni ci pensavo per l’appunto, ci pensavo così intensamente da non accorgermi del tempo che scorreva fuori dalle finestre.
In solaio tutto sembrava essersi fermato all’attimo in cui avevo ritrovato, tra le mille cianfrusaglie, il cappotto vecchio del nonno, quello che metteva la domenica per andare a vedere al campo sportivo la partita di calcio.
Era un cappotto vecchio con due tasche profonde sui lati, che una volta erano sempre piene di amarissime caramelle al rabarbaro, e con un taschino interno, proprio vicino al cuore, dove il nonno diceva di custodire il suo segreto più grande, che come tutti i buoni segreti non era mai stato scoperto da nessuno, tranne da me è ovvio…infatti…
“Aspetta …frena frena …. cosa c’è qui? C’è qualcosa di accartocciato in fondo al taschino… un attimo, con delicatezza …no così si rompe…presa…finalmente”.
Era una foto, una foto in bianco e nero del nonno con indosso il cappotto della domenica: il cappotto un po’ aperto lasciava intravedere il taschino dei segreti e da qual taschino si affacciava un insetto…o almeno quello che anche con la lente di ingrandimento sembrava un insetto…
Che dico un insetto, la testa di un insetto, che dico la testa di un insetto, le antenne della testa di un insetto, che dico le antenne…ma che ne sapevo io se si trattava davvero di un insetto….in fondo la foto era in bianco e nero, io ero stanca, e il nonno era sempre stato un po’ burlone…
Fatto sta che girai la foto e sul retro c’era scritto una data “1983” e appena sotto, scritta con la penna a inchiostro, una lunga, e strana, dedica: “Al mio amico Brughillo che di taschino in taschino percorre il mondo da quando il cielo salì in cielo, la terra si riempì di alberi, fiumi e animali e nella testa degli uomini iniziarono a prendere forma storie e sogni fantastici.
Al mio amico Brughillo che sul suo inseparabile taccuino, da migliaia di anni, annota come tutto ciò si trasforma di continuo”.
Non credevo ai miei occhi, avevo scoperto il segreto più segreto che si possa scoprire.
Mio nonno sapeva parlare con gli animali, forse era da beatificare come S. Francesco, o forse la sera della foto aveva fatto più tardi del solito all’osteria, ma sicuramente da qualche parte, c’era un qualcuno che girava il mondo comodo in un taschino, e dall’inizio dei tempi scriveva instancabile la storia del mondo.
Un cronista al pari di illustri cronisti come Erodoto e Tacito, che ebbe il privilegio di svolgere un compito difficilissimo: scrivere la storia della natura e degli uomini vista dall’alto di un taschino, certo quando i taschini esistevano già.
Brughillo attravversò il tempo, i mari e le montagne, le epoche, le tempeste e le guerre, le spiagge, i prati e i cambiamenti e ogni pagina del suo taccuino racconta un’avventura incredibile.
Tante avventure incredibili quanti sono i tipi di tasche e taschini che si sono seguiti nella storia del mondo.
E allora mi viene in mente Napoleone, e il dipinto che lo ritrae con una mano ferma sotto la giacca da generale, forse a controllare che Brughillo annotasse bene tutte le sue vittorie; e mi viene in mente il marsupio del canguro australiano al bordo del quale Brughillo avrebbe potuto attraversare il deserto, o ancora la tasca dello zaino di quel bambino che avrebbe voluto costruire una caseta di legno sull’albero dell’orto.
A volte ci penso, soprattutto in inverno e soprattutto se piove, soprattutto se le cose intorno mi vanno un po’ storte e soprattutto quando ho voglia di fare le valigie e partire, a quanto sarebbe bello mettermi in un taschino, al caldo, comoda e con una bella vista, e girare il mondo, tirando fuori penna e taccuino e scrivere quello che vi accade, magari facendolo per lavoro e magari facendolo all’insaputa di tutti, tranne di me…è ovvio.
Dimenticavo, non so se significa qualche cosa e non so nemmeno se possa essere un indizio interessante, ma mio nonno, me lo raccontava sempre, nel “1983” piantava i primi alberi al Parco Nord, a Milano…
Chi volesse cercar di conoscere Brughillo forse può partire da qui, ultimante sembra che bazzichi ancora in quella zona, io intanto inizio a setacciare i miei mille taschini, e se fossi in voi inizierei a fare lo stesso.