Ci siamo incontrati all'ingresso di via Suzzani: io sono Alessandra,
e voi?
Dopo la presentazione di tutta la classe si parte alla scoperta del
parco, con un valido reporter e con i suoi aiutanti che scrivono tutto
quello che dico!
Ecco subito una domanda che il bravo reporter fa: perché Parco
Nord?
Vi rispondete da soli! Perché é a Nord di Milano... ed
è una delle poche isole verdi rimaste!
Con uno sforzo di fantasia torniamo indietro di qualche anno, facciamo
25, quando ancora non eravate nati e qui chissà cosa c'era. Facciamo
lavorare la fantasia e l'intuizione, e capiamo che prima qui erano campi
e terreni dismessi di una fabbrica che lavorava il ferro e che si chiamava
Breda.
E allora ci mettiamo nei panni di quei signori che hanno voluto il parco,
e pensiamo a tutte le cose che sono state fatte per farlo diventare
com'è ora.
Avranno piantato gli alberi: giusto!
E gli animali? Voi vedete solo cornacchie, eppure alcuni animali sono
pian piano venuti a vivere nel parco: i conigli! dite, ma non solo...
Vi do un' aiuto: sempre i signori che hanno voluto il parco hanno anche
messo dell'acqua, e hanno attirato degli animali che l'acqua la amano
molto: i pesci! le rane! le tartarughe! le papere!? i coccodrilli!?
Allora andiamo a vedere...
Ecco lo stagno, con un sacco di pesci...e basta??? No, guardiamo meglio,
quella è una papera!
Allora allora, è il momento di fare chiarezza! Recupero tutti
i miei reporter e discutiamo un po'. Intanto quella non è proprio
una papera ma una gallinella d'acqua, e poi non è corretto dire
papera, meglio anatra, meglio ancora germani.
Di altri animali non ne vediamo, mi chiedete dove siano le rane, ma
da un po' le rane qui non nascono più, qualcuno mangia le loro
uova prima che si sviluppino: chissa chi.
Intanto chiedo come hanno fatto a fare uno stagno. Siete bravissimi!
Serve uno scavo, un canale che porti dell'acqua, del cemento per impermeabilizzare...del
cemento?!?!...dell'argilla (ah ecco), le piante (è vero, le piante
acquatiche ce le ha messe l'uomo), gli animali.
Ma qui vi fermo, Alcuni abitanti dello stagno, diciamo gli abitanti
legittimi, quelli sono venuti da soli: le rane, i rospi, le gallinelle
d'acqua. I pesci che vedete, quelli chi ce li avrà messi? Esatto,
l'uomo, così come un altro animaletto che oggi non si vede perché
fa un po' freddo: la tartaruga d'acqua.
Loro ci sono perché qualcuno li ha lasciati qui per liberarsene,
magari non rendendosi conto di fare una cosa sbagliata. Pesci e tartarughe
sono diventati i padroni dello stagno e hanno portato via il posto...
delle rane! giustissimo, ecco la causa della mancanza di rane qui..
Ora coi miei reporter faccio il giro dello stagno, passando attraverso
un bosco intricatissimo, c'è chi urla, chi si lamente: dai! questa
è la prova dei veri esploratori! Vi dico...e così nasce
la prima delle prove che faremo oggi al Parco. E nella nostra esplorazione
troviamo anche una tartaruga: bravo a chi l'ha avvistata.
Tra un brontolio per la fame, un "ma quando giochiamo a pallone?"
e qualche goccia di pioggia proseguiamo il nostro cammino. Sul sentiero
che stiamo percorrendo trovate subito delle palline nere... cacche di
coniglio mi dite subito. Già, ma la prova del vero naturalista
è un'altra: chi le raccoglie con me e ne osserva il contenuto?
Pochi osano in quest'impresa ma tutti osservano con me che si tratta
di erba, e che non puzza!
Intanto incrociamo l'altra classe... si vocifera che hanno scalato
chissà cosa. Certo, è la prossima prova, quella del perfetto
scalatore. Vi porto con me ai piedi della montagnetta. C'è la
strada facile, e quella da scalare. Tutti entusiasti mi seguite e nessuno
si tira indietro... non c'è ombrello o stivale che tenga, e tutta
la 1° H si inerpica con me fino alla cima. Anzi, non contenti volete
rifarlo!
Qualcuno si è accorto del monumento e di quelle lapidi tutte
in fila. Mi chiedete e così scoprite della seconda guerra mondiale,
degli operai deportati, dei campi di concentramento,
Sì ma ora vi propongo un'altra prova: quella del cercatore.
Dovete sapere che qui prima c'era una montagna di rifiuti, non rifiuti
qualsiasi, ma i residui delle lavorazioni delle fabricche della Breda.
Prima abbiamo detto che lavoravano il ferro e voi mi dite che il ferro
si prende da delle rocce. Vi racconto come si fa ad ottenerlo, che bisogna
fonderlo a temperature altissime in forni speciali che si chiamano altoforni,
e che dopo questa "cottura" rimane una roccia nera, simile
alla lava solidificata dei vulcani, a volte porosa e altre con qualche
traccia di ferro rimasta.
Bene, noi ora abbiamo sotto i piedi un bel po' di centimetri di terra,
su cui sono cresciuti erba e alberi, ma ogni tanto tracce di quello
che c'è più in profondità riaffiorano, e ora se
siete bravi cercatori le troverete. Lungo la strada in discesa ne trovate
tantissime! Proprio bravi!
Ora la fame è tanta. Qualcuno di nascosto ha già tirato
fuori la merenda e se l'è mangiata. Per chi ha avuto pazienza
è il momento di trovare un posto dove farla, ci spostiamo e sulla
strada mi chiedete una foto di classe: tutti in posa... sorridete...
fatto!
Facciamo merenda vicino a un campo di bocce, tutti attenti a non disturbare
i giocatori e tifando per questo o per quello.
Ma il tempo avanza e dobbiamo continuare: già, perché
ora c'è la prova delle prove, quella in cui dovrete essere abili
esploratori, saggi naturalisti e efficaci cercatori.
Ci inoltriamo nel bosco. Vi dividete in gruppi e vi do una mappatutta
colorata. Prima tappa: trovatemi il numero uno.
Detto fatto. Scoprite che è un gioco realizzato da delle classi
venute al Parco Nord negli anni passati. Ogni numero è un albero,
con tanto di nome su un paletto, e, guardando meglio la mappa, che ognuno
ha un gioco associato. Ecco allora che cercheremo tutti questi alberi,
e vi darò delle tappe dove fermarsi per rispondere a delle mie
domande.
La prima è il numero 5. Qui c'è un bellissimo carpino.
Vi chiedo tra tutte queste piante di trovare quella morta. Dovete guardarvi
un po' intorno ma alla fine mi indicate una betulla, e infatti è
una pianta che qui non riesce a crescere.
Prossima tappa, il numero 15. Albero dopo albero, paletto dopo paletto,
arriaviamo a un grande olmo. Domanda più difficile: è
un bosco naturale o artificiale? E perché? Siete molto bravi,
è artificiale, e come lo capiamo? Dopo un po' vi accorgete che
ci sono delle file di alberi, e che vengono piantati in fila per meglio
curarli quando sono giovani, e scoprite con me che tutte queste piante
hanno la stessa età. Si ma allora perché questo olmo è
così grosso mi chiede qualcuno. Ma lo dice un vostro compagno:
è più forte. E' vero, è più forte degli
altri, o meglio, è riuscito a prendere più luce e più
spazio, e insieme vediamo che gli alberi intorno stanno morendo tutti.
Dai ora, ultima fatica: arriviamo fino al 28. Il pioppo bianco. Vi
chiedo di guardarvi un po' intorno e di dirmi il numero degli alberi
del bosco: impossibile! ci sono troppe piantine appena nate! E' vero.
Abbiamo scoperto un'altra cosa, che il bosco sta poco a poco crescendo
da solo, senza l'aiuto dell'uomo!
Ci diamo l'appuntamento a tra dieci anni, per vedere come sarà
diventato, e, ormai stanchi ma soddisfatti anche di quest'ultima prova,
torniamo indietro e ci salutiamo davanti alla cascina del parco.