Incontro la mitica 2a all'altezza del ponte di via Clerici, ci presentiamo
e ci spostiamo, in una mattinata nuvolosa e freddina, presso lo stagno vecchio
dove, partendo dal lavoro dei ragazzi preparato in classe introduciamo ed
organizziamo l'attività che ci attende durante questa uscita.
Lavoreremo sugli stagni: infatti il materiale che i ragazzi illustrano è
un'ipotesi di stagno, dove hanno posizionato alcuni organismi viventi che
ritengono debbano abitarlo.
Abbiamo cigni, tartarughe, pesci, libellule, tife, alghe, alcune rane e
qualche canna di palude.
Con una breve discussione definiamo uno stagno come un ambiente acquatico,
e lo paragoniamo ad un organismo vivente: come tale nasce, si sviluppa e muore.
Nostro compito sarà quindi non solo osservare cosa contiene, ma cercare
delle relazioni tra i diversi elementi che lo compongono e il suo trasformarsi.
Ricordiamo anche che ci troviamo in autunno e ciò che osserveremo
sarà dovuto anche alla presente stagione.
Alcuni animali non li osserveremo quindi non perché non abitino in
questo ambiente ma, ad esempio la tartaruga, si riparano dai freddi invernali
in vari modi.
Prima di iniziare la nostra esplorazione rileviamo le temperature dell'acqua,
dell'aria e del terreno, che ci danno i seguenti risultati:
aria: 6,4 °C
acqua: 6,9 °C
terreno: 6,4 °C
Ci troviamo in un periodo dell'anno in cui la temperatura dell'aria scende
piuttosto rapidamente, ci aspettiamo che tra poco l'acqua, più lenta
a variare la sua temperatura, risulterà ancora più calda dell'aria
e intuiamo che, ancora più stabile sarà il terreno.
Durante il giro dello stagno vecchio notiamo parecchia vegetazione sulle
sue rive, troviamo delle cannucce di palude, dei giunchi, cespugli di rosa
canina, con il naso riconosciamo della menta acquatica, ontani con radici
che sporgono in acqua, delle querce, dei noccioli e dei ciliegi. In centro
allo stagno vediamo alcune ninfee che stanno perdendo le loro foglie.
Ma non solo alberi e cespugli abitano questo ambiente, riusciamo infatti
a vedere una carpa e numerose gallinelle d'acqua che nuotano vicino alle cannucce
di palude o che corrono tra i cespugli sulle rive.
Nell'acqua ci accorgiamo che ci sono dei sassi, delle foglie secche e dei
rametti secchi caduti dagli alberi intorno oppure portati dal vento. Qualcuno
dice che anche la terra viene sciolta e portata nello stagno dall'acqua che
si raccoglie in esso.
Osserviamo inoltre che sicuramente vengono eseguiti dall'uomo degli interventi
di manutenzione e di cura di questo ambiente, trappole per i topi che altrimenti
lo abiterebbero, tombini e rubinetti per regolamentare il livello delle acqua
- così che non possa straripare o prosciugarsi. Solo un bimbo arriva
però a definire lo stagno come artificiale, perché comunque
il Parco, nel costruire i propri ambienti, tenta di dare un senso di natura
selvaggia, che in questo caso si esprime pienamente.
Conclusa l'esplorazione ci spostiamo verso gli stagni nuovi dove lavoreremo
sul confronto con l'ambiente più "vecchio" ora osservato.
Per raggiungerli dobbiamo superare la montagnetta del Parco, che come sempre
esalta i bimbi, i quali possono correre su e giù per i prati ondulati
che la caratterizzano. Movimento che aiuta un poco a scaldarci in queste prime
giornate di freddo.
Raggiunto il nuovo ambiente subito balzano agli occhi delle importanti differenze:
molto meno vegetazione sulle rive, assenza di cannucce di palude, una sensazione
più artificiale, un fondo più melmoso, in alcuni punti di colore
rossastro, parecchie alghe filamentose tra le quali scopriamo un mondo di
piccoli animaletti come le Physe, piccole chioccioline d'acqua, più
insetti.
Tocchiamo questo fondo melmoso che sappiamo essere argilla, elemento fondamentale
per il formarsi di uno stagno, infatti tre condizioni sono indispensabili
perché questo possa avvenire:
una buca
un terreno impermeabile
un clima piovoso
Destino di uno stagno invece è quello poco alla volta di interrarsi,
poco a poco infatti il sedimento riempie la buca, portando a prosciugamento,
a questo punto avremo al posto di uno stagno un altro ambiente, la brughiera.
Non troviamo in questi stagni le gallinelle, questo per la mancanza di vegetazione
adatta sulle rive.
Una pianta che affascina per i suoi numerosi semini che possono essere sparpagliati
al vento sono le tife che troviamo poco prima di lasciare il parco per ritornare
verso la scuola. Saluto i ragazzi e mi incammino in cascina.