Teleparconord - il rilevamento ambientale
Cambia il colore: Cambia il carattere: Home PageLa mappa del sito

La narrazione - La storia dell'albero disegnato

Che ci fosse qualcosa di strano avrei dovuto capirlo subito…
L’albero era lì, sul foglio, lo avevo abbozzato senza troppo pensarci, con tre foglie pendenti ad indicare che lì, nel disegno, era autunno, e che tutte le foglie sorelle se ne erano già volate lontano.
Massimo raccontava di sue nuove idee per le uscite nel parco, e io passavo già ad un secondo scarabocchio… una farfalla …
... Ma guardando ora Massimo, ora la carta…non era sembrato che una foglia sventolasse?
Impossibile…cioè…un disegno!
I discorsi continuavano, un telefono squillava…e una foglia…volava via! Ma come..?!?
Allontanando il foglio, guardandomi intorno per capire se altri si fossero accorti della stranezza, decisi che ero solo molto stanca, e che gli occhi a volte fanno brutti tiri.
Il foglio rimase nascosto sotto altri fogli, preso, messo in un sacchetto, finì con tanta altra carta nella mia macchina…una specie di seconda casa per me, dove le cose si accumulano, spariscono, e poi all’improvviso e con sorpresa ricompaiono, se hanno la fortuna di sopravvivere al mio cane, che, quando rimane ad aspettarmi in macchina ogni tanto le sgranocchia.
E così, dimenticato il disegno, quando mi ricapitò in mano non ci feci molto caso. Era ancora un buon foglio di carta, in gran parte ancora non scritto e quindi utile per prendere appunti.
Il suo destino fu di essere riempito di date e numeri…solo che…
…solo che le foglie nel frattempo si erano staccate, l’inverno era passato…e ora i rami erano costellati di minuscole gemme verdi!
All’inizio non ci feci caso…poteva essere uno dei tanti alberi disegnati…ma quando le gemme cominciarono a schiudersi, e si aprirono piccole tenere foglie…mi ricordai del primo disegno e della sua stranezza…e qualcosa un po’ meno dello spavento e un po’ più della calma prese il sopravvento.
Ma cosa fare? A chi dirlo?
Decisi che in un mondo dove gli alberi disegnati si animano potevo anche chiedere consiglio al saggio Brughillo, amico misterioso delle uscite con le classi del parco, amico che vive chissà dove, che nessuno ha mai visto, che molti pensano non esista.
Così scrissi una lettera, la indirizzai semplicemente a “Brughillo, via del bosco” e la portai ai piedi del Grande Olmo, albero magico, misterioso e unico.
Il giorno dopo la busta non c’era più.
Attesi uno, due, tre giorni…ecco, mi dicevo, che qualcuno l’aveva raccolta, letta, fattosi quattro risate…e poi buttata.
Certo dovevo ancora imparare…mai smettere di credere nella magia.
Erano passati sette giorni e rientravo dopo un’ uscita con una classe…il vento soffiava forte, e alcuni rami in alto scricchiolavano pericolosamente…forse per questo all’inizio non me ne accorsi…
…qualcuno mi stava chiamando…dalla parte più fitta tra gli alberi.
Dicendo a me stessa che non era prudente, che era meglio tornare in cascina, che era tardi, che avevo fame, mi ritrovai nel mezzo del bosco…su un sentiero mai fatto…in un luogo mai visto…
La voce parlò: “eccoti arrivata, ti sei fidata, brava.
Sono Brughillo, mi puoi vedere perché credi in me…molti adulti non possono, solo quando sono bambini molto piccoli… poi è come se sugli occhi calasse un velo, e io, le fate, gli animali parlanti, il canto degli alberi…tutta la parte magica del mondo…non esistiamo più.
Per i più fortunati invece io sono reale…vi accompagno, vi consiglio, viaggio con voi! Visito il vostro mondo, e di tanto in tanto torno nel bosco. Oggi sono tornato per te.
Quello che ti ha turbato…il disegno…è la prova che tu puoi ancora sentire una voce che in realtà non ha suono.
Ciò che hai visto è il ricordo del foglio di carta: è quello che è stato, un bell’albero che cresceva, che fioriva, che passava gli inverni, e che un giorno è stato tagliato per essere trasformato in carta e in stuzzicadenti.
Ora stai pensando che sia triste…che non sia giusto, ma è nell’ordine delle cose, nell’ordine che gli esseri umani danno alle cose.
Ma gli alberi lo sanno, hanno pazienza, sanno perdonare…
…l’importante è che ci siano persone che sappiano vedere i ricordi di un semplice pezzo di carta, e che lo sappiano valorizzare…così è un po’ più facile accettarlo, per gli alberi e per noi, abitanti tra gli alberi. Spiegalo a tutti quelli che puoi, e sarà già qualcosa più di niente.”
Sparì, il bosco tornò il mio bosco, il sentiero quello che conoscevo…
Da allora, per ogni foglio che mi capita in mano e su cui nasce un albero, mi piace immaginare sia proprio il ricordo di quello che il foglio fu…
E con il mio lavoro, parlando degli alberi, e degli animali e degli essere magici che ci vivono intorno, e che purtroppo non vedo più con gli occhi da bambina, spero sempre che quello che faccio li valorizzi, e che sia comunque qualcosa più di niente…e voi? avete voglia di aiutarmi?