La narrazione - La storia dell'albero disegnato
Che ci fosse qualcosa di strano avrei dovuto capirlo subito
Lalbero era lì, sul foglio, lo avevo abbozzato senza troppo
pensarci, con tre foglie pendenti ad indicare che lì, nel disegno,
era autunno, e che tutte le foglie sorelle se ne erano già volate
lontano.
Massimo raccontava di sue nuove idee per le uscite nel parco, e io passavo
già ad un secondo scarabocchio
una farfalla
... Ma guardando ora Massimo, ora la carta
non era sembrato che una
foglia sventolasse?
Impossibile
cioè
un disegno!
I discorsi continuavano, un telefono squillava
e una foglia
volava
via! Ma come..?!?
Allontanando il foglio, guardandomi intorno per capire se altri si fossero
accorti della stranezza, decisi che ero solo molto stanca, e che gli occhi
a volte fanno brutti tiri.
Il foglio rimase nascosto sotto altri fogli, preso, messo in un sacchetto,
finì con tanta altra carta nella mia macchina
una specie di
seconda casa per me, dove le cose si accumulano, spariscono, e poi allimprovviso
e con sorpresa ricompaiono, se hanno la fortuna di sopravvivere al mio
cane, che, quando rimane ad aspettarmi in macchina ogni tanto le sgranocchia.
E così, dimenticato il disegno, quando mi ricapitò in mano
non ci feci molto caso. Era ancora un buon foglio di carta, in gran parte
ancora non scritto e quindi utile per prendere appunti.
Il suo destino fu di essere riempito di date e numeri
solo che
solo che le foglie nel frattempo si erano staccate, linverno
era passato
e ora i rami erano costellati di minuscole gemme verdi!
Allinizio non ci feci caso
poteva essere uno dei tanti alberi
disegnati
ma quando le gemme cominciarono a schiudersi, e si aprirono
piccole tenere foglie
mi ricordai del primo disegno e della sua stranezza
e
qualcosa un po meno dello spavento e un po più della
calma prese il sopravvento.
Ma cosa fare? A chi dirlo?
Decisi che in un mondo dove gli alberi disegnati si animano potevo anche
chiedere consiglio al saggio Brughillo, amico misterioso delle uscite
con le classi del parco, amico che vive chissà dove, che nessuno
ha mai visto, che molti pensano non esista.
Così scrissi una lettera, la indirizzai semplicemente a Brughillo,
via del bosco e la portai ai piedi del Grande Olmo, albero magico,
misterioso e unico.
Il giorno dopo la busta non cera più.
Attesi uno, due, tre giorni
ecco, mi dicevo, che qualcuno laveva
raccolta, letta, fattosi quattro risate
e poi buttata.
Certo dovevo ancora imparare
mai smettere di credere nella magia.
Erano passati sette giorni e rientravo dopo un uscita con una classe
il
vento soffiava forte, e alcuni rami in alto scricchiolavano pericolosamente
forse
per questo allinizio non me ne accorsi
qualcuno mi stava chiamando
dalla parte più fitta tra
gli alberi.
Dicendo a me stessa che non era prudente, che era meglio tornare in cascina,
che era tardi, che avevo fame, mi ritrovai nel mezzo del bosco
su
un sentiero mai fatto
in un luogo mai visto
La voce parlò: eccoti arrivata, ti sei fidata, brava.
Sono Brughillo, mi puoi vedere perché credi in me
molti adulti
non possono, solo quando sono bambini molto piccoli
poi è
come se sugli occhi calasse un velo, e io, le fate, gli animali parlanti,
il canto degli alberi
tutta la parte magica del mondo
non esistiamo
più.
Per i più fortunati invece io sono reale
vi accompagno, vi
consiglio, viaggio con voi! Visito il vostro mondo, e di tanto in tanto
torno nel bosco. Oggi sono tornato per te.
Quello che ti ha turbato
il disegno
è la prova che tu
puoi ancora sentire una voce che in realtà non ha suono.
Ciò che hai visto è il ricordo del foglio di carta: è
quello che è stato, un bellalbero che cresceva, che fioriva,
che passava gli inverni, e che un giorno è stato tagliato per essere
trasformato in carta e in stuzzicadenti.
Ora stai pensando che sia triste
che non sia giusto, ma è
nellordine delle cose, nellordine che gli esseri umani danno
alle cose.
Ma gli alberi lo sanno, hanno pazienza, sanno perdonare
limportante è che ci siano persone che sappiano vedere
i ricordi di un semplice pezzo di carta, e che lo sappiano valorizzare
così
è un po più facile accettarlo, per gli alberi e per
noi, abitanti tra gli alberi. Spiegalo a tutti quelli che puoi, e sarà
già qualcosa più di niente.
Sparì, il bosco tornò il mio bosco, il sentiero quello che
conoscevo
Da allora, per ogni foglio che mi capita in mano e su cui nasce un albero,
mi piace immaginare sia proprio il ricordo di quello che il foglio fu
E con il mio lavoro, parlando degli alberi, e degli animali e degli essere
magici che ci vivono intorno, e che purtroppo non vedo più con
gli occhi da bambina, spero sempre che quello che faccio li valorizzi,
e che sia comunque qualcosa più di niente
e voi? avete voglia
di aiutarmi?