La narrazione - Il Brughillo nel taschino
Non so voi ma io ci penso spesso
soprattutto in inverno e soprattutto
se piove, soprattutto se le cose intorno mi vanno un po storte e
soprattutto quando ho voglia di fare le valigie e partire.
Ci penso e mi convinco sempre più che qualcuno, da qualche parte,
lo possa fare davvero, sul serio, e magari anche per lavoro e magari da
migliaia di anni e magari allinsaputa di tutti, tranne di me è
ovvio
... Un giorno mentre ripulivo larmadio del solaio dei nonni ci pensavo
per lappunto, ci pensavo così intensamente da non accorgermi
del tempo che scorreva fuori dalle finestre.
In solaio tutto sembrava essersi fermato allattimo in cui avevo
ritrovato, tra le mille cianfrusaglie, il cappotto vecchio del nonno,
quello che metteva la domenica per andare a vedere al campo sportivo la
partita di calcio.
Era un cappotto vecchio con due tasche profonde sui lati, che una volta
erano sempre piene di amarissime caramelle al rabarbaro, e con un taschino
interno, proprio vicino al cuore, dove il nonno diceva di custodire il
suo segreto più grande, che come tutti i buoni segreti non era
mai stato scoperto da nessuno, tranne da me è ovvio
infatti
Aspetta
frena frena
. cosa cè qui? Cè
qualcosa di accartocciato in fondo al taschino
un attimo, con delicatezza
no così si rompe
presa
finalmente.
Era una foto, una foto in bianco e nero del nonno con indosso il cappotto
della domenica: il cappotto un po aperto lasciava intravedere il
taschino dei segreti e da qual taschino si affacciava un insetto
o
almeno quello che anche con la lente di ingrandimento sembrava un insetto
Che dico un insetto, la testa di un insetto, che dico la testa di un insetto,
le antenne della testa di un insetto, che dico le antenne
ma che
ne sapevo io se si trattava davvero di un insetto
.in fondo la foto
era in bianco e nero, io ero stanca, e il nonno era sempre stato un po
burlone
Fatto sta che girai la foto e sul retro cera scritto una data 1983
e appena sotto, scritta con la penna a inchiostro, una lunga, e strana,
dedica: Al mio amico Brughillo che di taschino in taschino percorre
il mondo da quando il cielo salì in cielo, la terra si riempì
di alberi, fiumi e animali e nella testa degli uomini iniziarono a prendere
forma storie e sogni fantastici.
Al mio amico Brughillo che sul suo inseparabile taccuino, da migliaia
di anni, annota come tutto ciò si trasforma di continuo.
Non credevo ai miei occhi, avevo scoperto il segreto più segreto
che si possa scoprire.
Mio nonno sapeva parlare con gli animali, forse era da beatificare come
S. Francesco, o forse la sera della foto aveva fatto più tardi
del solito allosteria, ma sicuramente da qualche parte, cera
un qualcuno che girava il mondo comodo in un taschino, e dallinizio
dei tempi scriveva instancabile la storia del mondo.
Un cronista al pari di illustri cronisti come Erodoto e Tacito, che ebbe
il privilegio di svolgere un compito difficilissimo: scrivere la storia
della natura e degli uomini vista dallalto di un taschino, certo
quando i taschini esistevano già.
Brughillo attravversò il tempo, i mari e le montagne, le epoche,
le tempeste e le guerre, le spiagge, i prati e i cambiamenti e ogni pagina
del suo taccuino racconta unavventura incredibile.
Tante avventure incredibili quanti sono i tipi di tasche e taschini che
si sono seguiti nella storia del mondo.
E allora mi viene in mente Napoleone, e il dipinto che lo ritrae con una
mano ferma sotto la giacca da generale, forse a controllare che Brughillo
annotasse bene tutte le sue vittorie; e mi viene in mente il marsupio
del canguro australiano al bordo del quale Brughillo avrebbe potuto attraversare
il deserto, o ancora la tasca dello zaino di quel bambino che avrebbe
voluto costruire una caseta di legno sullalbero dellorto.
A volte ci penso, soprattutto in inverno e soprattutto se piove, soprattutto
se le cose intorno mi vanno un po storte e soprattutto quando ho
voglia di fare le valigie e partire, a quanto sarebbe bello mettermi in
un taschino, al caldo, comoda e con una bella vista, e girare il mondo,
tirando fuori penna e taccuino e scrivere quello che vi accade, magari
facendolo per lavoro e magari facendolo allinsaputa di tutti, tranne
di me
è ovvio.
Dimenticavo, non so se significa qualche cosa e non so nemmeno se possa
essere un indizio interessante, ma mio nonno, me lo raccontava sempre,
nel 1983 piantava i primi alberi al Parco Nord, a Milano
Chi volesse cercar di conoscere Brughillo forse può partire da
qui, ultimante sembra che bazzichi ancora in quella zona, io intanto inizio
a setacciare i miei mille taschini, e se fossi in voi inizierei a fare
lo stesso.