Dalla tesi di Valentina Ugo
Il termine medicinale significa “che ha virtù curative, che è usato come farmaco” e viene comunemente scambiato con il termine officinale che significa “farmaco, medicamento a composizione costante, preparato secondo i metodi suggeriti dalla farmacopea ufficiale – nel caso specifico di pianta ne indica lo scopo farmaceutico”.
L’uso di preparati officinali ha radici molto antiche, che si sono portate avanti fino ad oggi, a pari passo, seguendo sia la tradizione popolare, sia la sempre maggiore conoscenza scientifica.
CENNI SULLE ORIGINI DELL’USO E STUDIO DELLE PIANTE MEDICINALI
Anticamente, lo studio delle proprietà medicinali fu sviluppato a pari passo alla produzione delle illustrazioni delle specie vegetali.
Il termine di Erbario (Herbarium) è stato originariamente usato per indicare un trattato di botanica medica accompagnato per lo più da figure di piante descritte. Erbari, intesi nel senso attuale di collezioni di piante secche ordinate sistematicamente, non sono esistiti prima del sec XVI, verso la metà del quale, Luca Ghini, medico e professore della Cattedra di botanica, detta anche Cattedra dei Semplici nell’Università di Pisa e Bologna e maestro di Andrea Cisalpino e di Ulisse Aldrovandi, insegnò per primo ai numerosi allievi a conservare per disseccamento le piante medicinali coltivate nell’Orto Botanico ed oggetto delle sue lezioni (Negri, 1964).
Risalgono invece al I sec a.C. alcuni testi dove sono descritte piante medicinali accompagnate da figure molto accurate. In seguito la produzione di questo genere di scritture fu proficua, arricchita dall’osservazione, specialmente delle specie coltivate negli orti dei conventi, dall’esperienza popolare e dai ripetuti contatti con l’Oriente dovuti sia alle crociate che ai commerci.
I dati trasmessi dall’età classica mediante queste opere più o meno rimaneggiate, quelli affluiti dalla medicina araba e i risultati della cultura dei Semplici più usuali continuata per tradizione, sono rimasti celebri come espressione della scienza medica ed agraria dell’ultimo Medio Evo (Negri, 1964).
Poi l’invenzione della stampa estese in modo capillare, rispetto a quanto successo fino allora, la conoscenza delle piante medicinali.
Questo determinò addirittura l’emancipazione della botanica sistematica come scienza distinta, dallo studio pratico, farmacologico e tecnico dei Semplici (Negri, 1964).
Per ogni pianta presente in aiola e non, nonostante il mio normale uso di fotografie per verificare la crescita delle piante, ho voluto introdurre in ogni scheda dedicata ad esse, un disegno in bianco/nero per sottolinearne l’importanza per lo studio delle piante; è infatti rimasta tutt’oggi attuale l’uso dei disegni per i riconoscimenti sistematici.