1d Media Verga - Milano
Il platano
CURIOSITÀ-USI
Proprio la forma delle foglie, simile al palmo di una mano aperta, ha
ispirato il nome dell'albero : infatti in greco platus, da cui deriva
platanos significa "largo, piatto". Questa somiglianza con
il palmo della mano ha reso questo albero sacro alla Grande Madre. Questa
divinità, venerata nell'antichità, è la terra su
cui il genere umano vive , è quindi concreta e presente, testimonia
l'unità, la comunione tra la Natura e l'uomo.
Il legno è bruno-rosato chiaro, ben lavorabile in ebanisteria
e in falegnameria. E' impiegato per costruire mobili, compensati, carta,
strumenti di precisione e per lavori di intaglio. E' ottimo come tagliere
per i macellai. Brucia bene.
Il platano è il più facile da coltivare tra i grandi alberi
da ombra ed è forse il migliore da piantare lungo i viali cittadini
per la sua grande resistenza all'inquinamento atmosferico.
I rami contengono una sostanza tintoria bruna adatta per colorare i
tessuti.
Le gemme hanno proprietà antiacneica (cura l'acne): la ricetta
consiste nel lasciare macerare le gemme in acqua poi filtrare e aggiungere
un'uguale quantità di cognac. Prendere due volte al giorno in
poca acqua.
LEGGENDE
Le popolazioni Celtiche consideravano le nocciole "contenitori
della sapienza e della saggezza interiore", capaci di procurare
la conoscenza delle arti e delle scienze segrete.
Il platano avrebbe nascosto nel suo tronco cavo il serpente dell'Eden.
Per punizione la sua corteccia avrebbe preso le caratteristiche della
pelle del serpente. Il platano è presente anche in una leggenda
di Ercole che narra di come uccise l'Idra sotto un platano.
I greci, in procinto di partire per conquistare Troia, si erano radunati
per fare un sacrificio agli dei, tra loro c' era l' indovino Calcante.
Il luogo dell' incontro era intorno ad una fonte vicino ai sacri altari;
qui, vicino ad un ruscello di fresca e trasparente acqua, cresceva un
grande platano e all' improvviso agli achei ( greci ) apparve un evento
prodigioso: una serpe con numerose macchie azzurre sulla pelle, sicuramente
mandata dall' Olimpo e precisamente da Zeus, si avventò sul platano.
Qui sul ramo più alto, nascosto sotto le foglie c' era un nido
di passeri, innocenti creature. Il serpente divorò i piccoli,
che impauriti non facevano altro che pigolare. La madre volava intorno
piangendo le sue creature, ma il serpente s' arrotolò, scattò
e afferrò l' uccello per l' ala, si sentì pigolare e poi
più niente. Il serpe aveva divorato sia i piccoli che la madre;
ma a questo punto il serpente venne trasformato in pietra.
L' indovino Calcante, interpretò il prodigio spiegando che dovevano
passare nove anni, prima della conquista di Troia ma che nel decimo
anno la città si sarebbe arresa.
Calcante infatti sapeva che sia il platano che il serpente erano il
simbolo della rigenerazione, perché entrambi cambiavano, ogni
anno, la corteccia e la pelle; quindi ogni uccello divorato corrispondeva
ad un anno e le macchie azzurre testimoniavano che il serpente era stato
mandato da Zeus in persona, cioè il dio avvolto da nembi (nubi)
azzurri.