Le tartarughe


SCOPI DELLA RICERCA
Abbiamo dedicato ampio spazio allo studio di questi animali su richiesta degli operatori del Parco i quali ipotizzano che l'introduzione di queste tartarughe nel laghetto del Parco Nord abbia portato a una diminuzione delle rane e dei rospi.
Tale ipotesi, non condivisa da tutti gli studiosi in questo ambito, è che tali individui in questo ambiente siano diventati allo stadio adulto carnivori "opportunisti", cioè, per sopravvivere in un ambiente diverso dal loro a temperature e condizioni ambientali differenti, si adattano cibandosi di tutto ciò che risulta a loro commestibile, quali insetti, lumache, pesci, filoni di uova di rane e rospi e altri animali malati o morti.
Abbiamo quindi iniziato a cercare informazioni su questa specie, consultando esperti ed effettuando una ricerca bibliografica in rete.

L'operazione si è rivelata piuttosto difficile, perchè- mentre abbondano le informazioni relative alle pratiche di allevamento di questa specie- sono molto scarse e contradditorie quelle riguardanti il loro comportamento alimentare in condizioni naturali e di stress. Secondo i ricercatori del progetto ARCADIA, ad esempio, in condizioni naturali, queste testuggini sono insettivore da piccole e divengono vegetariane allo stadio adulto; gli esemplari abbandonati in acque artificiali faticano a trovare essenze vegetali di cui nutrirsi e difficilmente riescono a vincere la competizione con anatre, pesci e ratti. Divengono cosi' opportuniste e necrofaghe se necessario ma non predatrici di pesci, uccelli o quant'altro sia piu' rapido nei movimenti di questi rettili.

Invece nel sito hollow/website/Redear.turtle.htm e nell'articolo 4 di COPEIA, viene sostenuto che gli adulti sdi questi animali sono onnivori in qualsiasi condizione si vengano a trovare e si cibano di piante e animali; in particolare allo stadio adulto mangiano larve e uova di rane e rospi.

Dal Nord America (in particolare dalla Louisiana e dal Mississipi) giungono in Italia più di 900.000 tartarughe ogni anno di cui, la stragrande maggioranza, non supera l'anno morendo di stress o malattie a causa delle scarse informazioni per il loro corretto mantenimento.
Essendo continuamente prelevate dal loro ambiente naturale per alimentare questo commercio, negli USA queste tartarughe sono state inserite nella lista rossa dell'IUCN come specie in pericolo; inoltre dal dicembre '97 la CEE ha bloccato l'importazione nel nostro continente.
Il commercio di questi animali implica anche, come ho già accennato prima, il grave problema dell'abbandono.
Infatti si é notato che quando crescono diventano "scomodi" per i loro padroni e quindi vengono abbandonati nei nostri fiumi e negli stagni causando un "inquinamento faunistico" per un'interazione negativa con la fauna autoctona.
Queste tartarughe causano problemi per la fauna acquatica: anfibi, pesci, insetti, ma anche alle nostre tartarughe europee, Emys orbicularis e Mauremys leprosa, che non sono in grado di difendersi da animali più grandi, opportunisti e aggressivi che si sono adattati facilmente ai climi europei.
Ma c'è da aggiungere che le Trachemys spesso, essendo abituate a vivere in allevamento, sono incapaci di adattarsi alle difficoltˆ ambientali e così sono soggette a diverse malattie quali: parassitosi, avitaminosi, infezioni...
Difficilmente riescono a riprodursi in libertà proprio per le condizioni ambientali differenti.
In Lombardia dal 1994 esiste il Centro Studi Erpetologici "Emys" e il Centro Di.Fe.Sa dal 1997 che coordinano un progetto integrato (ARCADIA/TRACHEMYS) per la gestione di queste tartarughe.
Gli scopi di tale progetto sono:
- disincentivare l'abbandono con campagne divulgative e apposite normative nazionali,
- bloccare il commercio di tutte le Trachemys; impegnare le farms americane al rientro degli esemplari adulti abbandonati,
- programmare il recupero delle Trachemys sparse negli ambienti naturali, individuando punti di raccolta controllata regionali.


La presenza di questi animali nel laghetto é infatti dovuta ad una scelta dei loro vecchi proprietari, che hanno deciso che per loro sarebbe stato meglio vivere in un ambiente così.
Purtroppo questo modo di pensare é molto diffuso e i risultati sono visibili osservando il numero di individui presenti nel solo laghetto del parco Nord, che é soltanto uno dei casi che riguardano questo problema.

Questi sono gli spunti che hanno permesso l'introduzione di questo argomento che ha suscitato molto interesse nei ragazzi. Infatti, le discussioni avute con loro rispetto al possibile impatto sull'ambiente legato all'immissione delle tartarughe ha portato ad allargare il dibattito ad altri ambiti ed ha consentito di farli riflettere sui loro comportamenti abitudinali e sull'importanza del ruolo che essi stessi possono avere nel migliorare (o peggiorare) le condizioni dell'ambiente in cui vivono.


LE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DI QUESTE TARTARUGHE
Fin dalle prime riunioni con i professori abbiamo deciso di presentare alle classi una dispensa sulle Trachemys scripta elegans prendendo informazioni da diversi siti internet italiani, inglesi, spagnoli, ma soprattutto americani (visto che questa tartaruga è americana) e chiedendo aiuto al dott. Ferri- uno tra i fondatori del Centro Studi Erpetologici della Società Italiana di Scienze Naturali che ha coordinato per 10 anni, collabora con i maggiori enti protezionistici italiani e con enti e responsabili di Parchi e Riserve Naturali per i problemi di gestione e conservazione e ha scritto testi e articoli scientifici sui rettili e in particolare sulla tartaruga- e a Laura Parolini che da più di un anno sta svolgendo la sua tesi su questa specie di tartaruga.
Questi animali sono definiti appartenenti all'ordine Testudines, alla famiglia Emydidae, al genere Trachemys specie scripta e sottospecie elegans.
Sono originarie delle regioni centro-orientali degli USA e del Messico.
Abitano in ambienti acquatici a temperature tra i 25 e i 29° C e prediligendo substrati molli e zone con abbondante vegetazione.
Vanno in letargo nel periodo autunnale e in quello invernale.
Durante la loro giornata é d'abitudine crogiolarsi al sole per ore perché questo comportamento innesca un processo fisico-chimico che arricchisce l'organismo di vitamina D, sostanza importante per il mantenimento della corazza e per velocizzare la digestione.
Vivono fino a 20-40 anni e possono crescere in lunghezza fino a 30 cm. Sono caratterizzate dall'avere due macchie rosse ai lati della testa e a cambiare di colore il guscio in base all'età; infatti i giovani adulti sono di color verde di base, sostituito dal giallo o dal verde oliva scuro, mentre nei vecchi il colore è più scuro ed uniforme.
Inoltre si sostiene che cambino con l'età anche le abitudini alimentari in base ai diversi fabbisogni e carenze eventuali; i giovani sono principalmente carnivori perché necessitano di calcio per rinforzare lo scudo in fase di crescita, mentre gli adulti sono per lo più erbivori.

Fasi del lavoro di censimento:

  1. Bisogna essere bene attrezzati: un retino con maglie di 1 cm, un tutone da pesca, dei guanti in lattice
  2. L'identificazione del sesso in base alla posizione della cloaca rispetto al carapace

Il lavoro della classe 1 della Scuola Media "Manzoni" - Bresso
Il lavoro della classe 1 della Scuola Media "Marconi" - Cusano Milanino
Il lavoro della classe 1 della Scuola Media "Zanelli" - Cusano Milanino


 


Protagonisti





Progetto





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